IL TEMPIO DELLE OMBRE - Studio di Magia ed Esoterismo

Votes given by Erchitu

view post Posted: 14/9/2015, 11:59 by: Polydeúkes     +1I Pilastri del Mio Cammino - L'Androne
Ciao a tutti,

è da tempo che sto pensando a cose... e ho bisogno di metterle giù e capirle meglio, con l'aiuto della rilettura altrui.

Ci sono alcuni punti, nel mio modo di pensare e di concepire il mondo di cui ci occupiamo (l'occulto ed il paranormale) che spesso trovo in grande disaccordo con le correnti di pensiero più seguite.

Correi qui aprire una discussione con voi su questi punti che io trovo fondamentali per il mio cammino, affinché mi possiate dare la vostra opnione, per sapere se è una peregrinazione senza senso o se ha significato anche per voi.
Ci sono propriamente alcuni punti che mi premono, ma preferisco non dare un focus solo su quelli, giacché non sono concetti stagni.


Ecco i punti:

1- Il mago NON rifiuta mai la scienza. La "magia" semmai complementa i fenomeni scientifici senza contraddirli, giacché tutto sta sotto le medesime leggi.

2- Il concetto di Maia ( Illusione) è vero nella misura in cui si consideri come il limite del mondo percepibile. la nostra percezione del mondo è incompleta, ma ciò che vediamo è reale. Parziale ma reale sotto ogni aspetto, finché questo concorda con le leggi della scienza ( occulta e non ) citate sopra.

3- Il Mago è prima di tutto un Erudito, uno scienziato e al contempo un mistico. Egli utilizza la scienza per ampliare il proprio campo di influenza ( esempio: Un Alchimista che non conosca la chimica di base, non sa cosa sta facendo e non ha le conoscenze complete per un'obiettiva analisi dei risultati)

4- Il Mago è uno stratega e ( in virtù dei punti precedenti) utilizza TUTTE le conoscenze a sua disposizione per ottenere il potere sulla situazione ( con o senza etica, non lo giudicheremo qui)

5- Per poter agire al di sopra della dualità ( della realtà percepibile) è necessario un reale e provato avvicinamento all'Assoluto. Per trascendere il reale, bisogna avvicinarsi al metareale. Questo significa che puoi masturbarti su un sigillo fino a spellarti le mani.

6- È necessaria una preparazione previa che va oltre la preparazione santonica della new age ( provato sulla mia stessa pelle) ove i concetti vengono ripetuti a pappagallo senza una reale comprensione degli stessi

Fermiamoci qui al momento.... anche se c'è altro da analizzare, come altri punti cardine di come funzion eattamente la magia (secondo il mio percorso ovviamente).


Attendo commenti e spero che ci siano :)
view post Posted: 5/9/2015, 20:18 by: Nisaba     +1Ninkasi - Altre Culture
Cose da uomini che prima erano da donne: produrre la birra.
Ripercorrendo la storia di questa bevanda, e di Nin.Kag (o Ninkasi), la più antica divinità della birra, viene immediato pensare a quanto e come il costume sociale sia cambiato. La birra è solo l'ultima delle “faccende da donne” che ora sono “faccende da uomini”, che si uniscono a quei piccoli grandi stravolgimenti che hanno cambiato il contesto in cui un certo alimento o gesto si inserisce, abbassandone il livello rituale e alzandone invece quello quotidiano.

Il sottotitolo del post potrebbe essere “La Dea bevereccia”, ma mi asterrò da altri commenti personali – giuro :D
L'articolo è piuttosto lungo: prendetevela con Misdrat. Io non c'entro. Io ho solo soddisfatto una richiesta. Io credo che farò finta di non sentire le vostre maledizioni... >_>

Parto dall'appunto critico: quando leggete un testo sumerico e trovate scritto “vino” o “bevanda inebriante”, nel 90% dei casi potete tranquillamente leggere “birra”. C'è la bruttissima tendenza nell'ambiente accademico a tradurre “shikaru” (birra) in modo errato, per una qualche sorta di “eleganza del testo”.

Non si sa molto di Ninkasi. Il già scarno materiale religioso sumerico non ci ha fornito raffigurazioni della Dea. Tuttavia, alcune tavolette raffiguranti donne in atto di bere birra potrebbero essere sue raffigurazioni, del tutto prive di elementi cerimoniali riconoscibili e riconducibili a questa divinità a causa del carattere popolare del suo oggetto cerimoniale (la birra, per estensione il vaso per la fermentazione e la mescita).
Sono ben sopravvissuti e diffusi un po’ in tutta l'area Mesopotamica raffigurazioni di bevitori di birra (o di divinità che ne bevono), e testi che citano la birra (sempre in positivo), fra i quali troviamo anche due inni – il primo un elogio di Ninkasi, il secondo un inno con una delle tante ricette per produrre la birra. L'ampia diffusione di questo genere di elogi e iconografia lascia ben intendere quanto popolare dovesse essere il culto di questa Dea.
È sorprendente pensare che nell'Epopea di Gilgamesh si parli di Enkidu come “non civilizzato” in quanto incapace di mangiare pane e bere birra, segno inconfutabile che la capacità di preparare e mangiare questi due elementi era associata alla civiltà. Di prepararli, ovviamente, ma appunto anche di saziarsene, perché farlo era un gesto parte del rituale quotidiano – non slegato dalla vita di tutti i giorni e parte integrante dei modi di stabilire un contatto indissolubile con il divino.
Birra quindi bevuta dagli Dei, birra come segno di civilizzazione e birra parte integrante delle cerimonie e fulcro dei momenti di festa, non solo giorni di svago, ma momenti in cui l'ordine cosmico veniva sciolto, rinnovato e ristabilito. Fra le tavolette con raffigurazioni di donne che bevono birra, la maggior parte rappresentano atti sessuali in cui è solo la donna a bere. Fra le teorie avanzate, e ancora non verificate a causa dell'assenza di didascalie al riguardo, c'è quella che vuole tali immagini raffigurazioni delle Nozze Sacre – la cui versione più antica è proprio sumerica; significativa, perché controversa, la tradizione di Ebla.

Giovane nel pantheon, ma venerata fin da epoca antica, Ninkasi compare per la prima volta nella lista delle divinità del periodo dinastico sumerico (2900-2350 a.e.v.). l'Inno a Ninkasi (1800-1900 a.e.v.) proveniente da Nippur è attualmente l'unico testo arrivato fino a noi interamente dedicato alla venerazione della Dea.
Tuttavia, per quanto riguarda la birra, le analisi chimiche su alcuni vasi provenienti da Godin Tepe, insediamento diventato famoso solo in epoca molto successiva perché situato lungo la Via della Sete, hanno dimostrato ce già nel 5000 a.e.v. veniva prodotta la birra. Se sia stata scoperta, o creata, è una domanda cui per una volta c'è una risposta chiara: scoperta, a partire dalla “degenerazione” del bappir. Il bappir è pane di orzo cotto due volte per essere meglio conservato, in origine destinato al consumo. Tuttavia, un testo ci informa di come qualcuno si accorse che il bappir lasciato riposare (fermentare) produceva una bevanda capace di dare la felicità a chi ne beveva: la birra. Da quel momento, il bappir venne destinato per lo più alla produzione della birra.
Da Ebla arrivano diverse tavolette datate 2500 a.e.v. circa, che riportano diverse ricette per la produzione di questa bevanda, e ne attestano quantità degne di nota. In questo periodo però le attività legate alla birra sono già passate anche (mai non esclusivamente) nelle mani degli uomini, che la resero un commercio fiorente e una “industria”. La poco più tarda tavoletta di Alulu proveniente da UR e datata 2050 a.e.v. attesta la consegna di birra dal birrificio di Alulu.
Riassumendo, possiamo dire che la birra aveva un uso rituale, uno medicinale e uno come bevanda diffusa – addirittura parte delle razioni di operai e soldati. Era molta l'importanza di questo alimento. Innanzitutto perché nutriente – guardate anche solo le etichette delle birre moderne: sono un concentrato di proteine e carboidrati, e vitamine. In secondo luogo perché più sicura da bere rispetto all'acqua. Infatti, mentre i canali potevano essere inquinati dai reflui cittadini, l'acqua usata per preparare la birra veniva bollita due volte e la bollitura abbatte la carica batterica (senza contare che in ambiente alcolico, i batteri hanno parecchia difficoltà a proliferare).

Ninkasi è uno dei pochi casi in Sumeria nei quali la divinità è trasposta nel suo oggetto di venerazione: Ninkasi non è solo la divinità della birra, il capo birraio di Enlil e quindi di tutti gli Dei, ma è essa stessa la birra che mesce. Il suo culto fu l'originario custode della fermentazione dell'orzo; la produzione della birra – inizialmente per uso domestico, era deputata alle donne e questa associazione alla casa rende Ninkasi anche una Dea del focolare, nonché della ristorazione e delle regole di ospitalità.
Tutto ciò che era legato alla birra, era quindi femminile: erano le donne a servirla/dispensarla. Il caso più significativo si ha nel poema di Inanna e il Dio della Saggezza, in cui Inanna fa ubriacare Enki per sottrargli i me del comando.
Il nome di Ninkasi viene tradotto come “Signora della Bocca” o “Signora che riempie la bocca [con la birra]” e in un poema Ninhursag la definisce “Colei che Sazia [i desideri]”. A prescindere dal desiderio, l'appagamento (senso si sazietà) era collegato alla bocca e il desiderio stesso era talvolta “consumato come cibo”. Altrettanto chiaro è perché sia lei la “Signora che riempie la bocca”; la birra era fatta d'orzo, prodotta solo nel caso in cui questo alimento era raccolto in abbondanza: la birra diventa quindi un segno di benessere e prosperità.
Meno scontata, invece, l'associazione di Ninkasi alla bocca, ma per questo bisogna parlare prima della sua supposta discendenza.
All'ennesima potenza rispetto a quanto accade con altre divinità, per Ninkasi non esiste chiarezza circa la sua discendenza. Alcuni testi la riportano come figlia di Enlil e Ninhursag, altri di Ninti e di Enki. Meno dubbi riguardo al fatto che sia la sorella-moglie di Siris (o Sirash), divinità minore delle bevande alcoliche, da cui ebbe 5 o 9 figli. Altre fonti indicano invece Siris come demone (più correttamente genio, in quanto in questo caso “demone” non vuole dare un'accezione negativa) di sesso femminile figlia di Ninkasi e madre di Zu, il grande uccello che sputa fuoco e acqua.
Al di là di sporadiche citazioni, l'unico punto in cui è “ben” documentata la discendenza di Ninkasi è il Poema della Vita e del Dolore (anche se credo si trovi fra i testi italiani con la traduzione di Poema di Ninhursag e del Paradiso Terrestre). In Dilmun (una terra di armonia, priva di dolore), Ninhursag, la Dea madre, generò [con Enki] tre generazioni di Dee. Enki si accoppiò con ognuna di esse, arrivando a violentare l'ultima, Uttu. Ninhursag allora tolse il seme di Enki dal grembo di Uttu e lo gettò a terra, facendo nascere così otto diverse piante da frutto. La Dea madre maledisse Enki, scacciandolo da Dilmun. Curioso di conoscere la natura e il sapore dei frutti nati dal suo seme gettato a terra, Enki inviò il consigliere (dalle due facce) Isimud per prendere quei frutti e ne mangiò nonostante il veto imposto da Ninhursag. La maledizione della Dea si abbatté quindi sul Dio, che cadde preda di malattie a malanni, che contagiarono anche Dilmun. Dietro compenso, una volpe si propose a Enki per ricondurre Ninhursag a più miti consigli. Non sappiamo come, ma la volpe riuscì nel suo intento, e Ninhursag venne ricondotta da Enki. La Dea lo fece dunque “sedere [dentro] la propria vagina” (si presume sia un modo colorito per definire un rapporto sessuale), e una ad una partorì otto divinità, correlate alle parti del corpo dolenti del Dio. Fra esse, anche Ninkasi, la bocca.
La versione trovata di questo mito risale alla prima metà del II millennio a.e.v. e giunge da Nippur, dove Ninkasi aveva uno dei suoi due tempi più importanti (l'altro era a Ur). La tavoletta, catalogata con il numero 4561, fa parte della Nippur Collection dell'Università della Pennsylvania. La prima traduzione del 1915 è fallace, quella che fa fede ed è attualmente accettata è quella di Kramer-Albright integrata con frammenti dello stesso mito provenienti dal British Museum; il testo è stato pubblicato nel 1945 nel Bulletin of the American Schools of Orient Researh, che dovrebbe essere reperibile in rete.

I due punti principali di culto sono stati Nippur e Ur, ma la venerazione di Ninkasi era soprattutto casalinga e popolare. In ogni caso, il culto ufficiale prevedeva offerte di birra, versata in vasi posti davanti a statue e altari perché la Dea se ne saziasse. (La religione sumerica, proprio come quella egizia, considerava le statue vive in senso stretto, corpi materiali in cui il Dio si “incarnava” per ascoltare i propri fedeli e presiedere al culto.)
Sappiamo inoltre che a Mari (anticamente nella Mesopotamia settentrionale, ora in Siria), i sacerdoti utilizzavano la birra per produrre stati di estasi e profetizzare. Pur essendo collaterale e non centrale, non è dunque esclusa la natura oracolare del culto di Ninkasi.
view post Posted: 2/9/2015, 10:18 by: Misdrat     +1Disquisizioni sugli Strumenti - L'Androne
in parole povere la Coscienza Rituale. il rituale e'la trasformazione dell'essere e non solo..
view post Posted: 6/4/2015, 21:52 by: Marchese De Sade     -1Nuovi studi su Mitra - Il Cimitero
Buongiorno carissimi, vi scrivo perché mi preme far luce su un equivoco che si è fatto strada nella mente di molte persone ma che non ha nessun fondamento reale, ovvero il parallelismo Mitra/Gesù Cristo.

tale parallelismo infatti nasce da studi di parte e interessati ma che nulla hanno a che vedere con la realtà storica.
Ve lo dimostrerò con questo studio recente, in cui vi farò vedere che nessuno studioso serio accetta questi parallelismi, ne quelli con altre divinità mitologiche.

Come dicevamo MitraGesù Cristo non sarebbe altro che una creazione fondata sulle diffuse mitologie delle divinità soggette a morte e rinascita, note in tutto il mondo pagano. Il testo che ha maggiormente diffuso queste credenze è “The Jesus Mysteries: Was the “Original Jesus” a Pagan God?” (Three Rivers Press 1999) di T. Freke e P. Gandy

La tesi dei due autori è che «la vicenda di Gesù non è la biografia di un messia storico, ma un mito fondato sulle eterne favole pagane. Il cristianesimo non fu una rivelazione nuova e unica, ma un adattamento ebraico dell’antica religiose dei misteri pagani» (p. 2). Secondo loro al cuore dei tanti misteri pagani ci sarebbe il mito di un uomo-dio che sarebbe morto e risorto, a cui furono attribuiti diversi nomi: Osiride, Dioniso, Attis, Adone, Bacco, Mitra. E anche Apollonio. Ciò che accomunerebbe tutte queste divinità è la loro biografia: sarebbero figli di Dio e di una madre mortale vergine, nacquero il 25 dicembre in una grotta di fronte a tre pastori e uomini sapienti, come primo miracolo trasformarono l’acqua in vino, fecero il loro ingresso in città a dorso d’asino, furono crocifissi per Pasqua allo scopo di emendare i peccati del mondo, il terzo giorno resuscitarono. Avete già sentito questa storia, vero?

Inutile ricordare che i due autori non sono studiosi ma semplici scrittori, famosi unicamente per queste tesi. L’agnostico Bart D. Ehrman, docente di Nuovo Testamento e presidente del Dipartimento di studi religiosi dell’Università della Carolina del Nord, nel suo “Did Jesus Exist” (HarperCollins Publisher 2012) ha commentato: «Gli storici del mondo antico -quelli seri- sono scandalizzati da tali asserzioni. Gli autori non corredano di prove le loro affermazioni sul modello mitologico dell’uomo-dio. Non citano alcuna fonte pervenutaci dal mondo antico che sia possibile verificare. Non si può dire che abbiano fornito un’interpretazione alternativa delle testimonianze a nostra disposizione. Non le hanno neppure citate. E hanno fatto bene. Quelle testimonianze non esistono» (p. 27). Effettivamente il grande problema di queste tesi è che mancano completamente le testimonianze storiche. Senza contare che «il Gesù storico non proviene dagli ambienti fortemente influenzati dalle religioni misteriche pagane del’Egitto della fine del I secolo, ma dagli ebrei vincolati alla loro religione decisamente antipagana della Palestina degli anni Trenta dell’èra volgare e dei periodi seguenti» (p. 28).

I miticisti, in particolare, si soffermano particolarmente a mostrare presunti paralleli tra Gesù Cristo e Mitra, perché una loro teoria alternativa è che la biografia di Gesù sarebbe interamente paragonabile a quella di questa divinità: oltre alle identiche date e luoghi di nascita, al concepimento verginale della madre (in realtà l’iconografia romana fa nascere Mitra già fanciullo da una roccia, la petra genetrix) e la loro resurrezione, i rituali di venerazione di Mitra sarebbero stati guidati da un sovrano con il nome di papa e tenuti sul colle del Vaticano. La replica di Ehrman è netta: «Non ci sono prove che sia così. E’ un’invenzione. Gli studiosi dei misteri mitraici non hanno difficoltà ad ammettere che, come per la maggior parte delle religioni misteriche, non sappiamo molto del mitraismo. I mitraisti non hanno lasciato libri per spiegare quali fossero i loro riti e le loro credenze. Quasi tutte le testimonianze in nostro possesso sono prove archeologiche, dal momento che sono stati scoperti molti templi sacri al culto (chiamati mitrei) e una statua che raffigura l’uccisione di un toro […]. Non abbiamo testi mitraici, e tanto meno testimonianze secondo cui il dio Mitra sarebbe nato da una vergine il 25 dicembre e sarebbe morto per espiare i peccati, per poi risorgere di domenica. Religioni quali il mitraismo sono definite culti misterici dagli studiosi perché i seguaci erano vincolati da un voto di segretezza e non rivelarono mai né i misteri del loro culto, né i loro riti o il loro credo». Per approfondire consigliamo le più importanti opere storiche sul mitraismo: “The religion of the Mithras Cult in the Roman Empire: Mysteries of the Unconcquered Sun” (R. Beck, Oxford University Press 2007) e “Mystery Cults of the Ancient World” (H. Bowden, Princeton University Press 2010).

E’ vero che alcuni autori cristiani, come Tertulliano, trovavano similitudini tra la propria religione e i culti misterici, ma scrivevano in un periodo molto tardo e non avevano compiuto ricerche in proposito, il loro intento era far capire ai pagani che il cristianesimo comprendeva parole e azioni non tanto diverse da quelle delle loro religioni, pertanto non c’era ragione di fare un distinguo per i cristiani e perseguitarli. Ma non disponevano di fonti di informazione affidabili. Come ha commentato recentemente il prof. Larry Hurtado, docente di Nuovo Testamento presso l’Università di Edimburgo, «alcuni cristiani del II secolo a volte hanno usato la terminologia utilizzata nei culti misterici a causa dei contrasti con il cristianesimo ma, ovviamente, non è la stessa cosa dell’essere influenzati/plasmati dai culti misterici».

I parallelismi inoltre, oltre a non avere fonti storiche ed essere inventati di sana pianta, hanno anche diverse problematiche per come sono presentati e appaiono completamente differenti dalla biografia di Gesù, come ha ottimamente mostrato il prof. Alfredo Jacopozzi, docente alla Facoltà teologica dell’Italia Centrale. Pensiamo soltanto alla crocifissione di Gesù: «Morire per espiare i peccati è un’idea che non è mai appartenuta all’antica mitologia pagana» (p. 218), ha commentato il prof. Ehrman. «Sia per i particolari sia per la teoria complessiva, sembra perlopiù una tesi studentesca, zeppa di informazioni palesemente false e di incongruenze. Le loro interpretazioni saranno state credibili oltre un secolo fa, ma oggi nessuno studioso le sostiene» (p. 28).

Ha quindi concluso il prof. Jacopozzi: «i presunti “paralleli cristiani” presenti nel mitraismo romano, sono nati almeno un secolo dopo i testi neotestamentari, dunque troppo tardi per dire che il cristianesimo abbia preso in prestito qualche idea dal mitraismo. Semmai, è estremamente probabile che sia vero il contrario».
view post Posted: 6/4/2015, 13:57 by: Nisaba     +1Studio di un metodo di divinazione - La Torre
La divinazione è la branca cui mi interesso di più e in genere quella in cui ho meno problemi, mi sono sempre fatta bastare metodi decisamente classici. Soprattutto per la lettura dei Tarocchi, benché ne conosca anche di decisamente laboriosi. Fondamentalmente, ho sempre avuto il sentore che non mi servisse più di quello che già faccio, perciò a livello pratico sto davvero a posto.
A livello teorico un po' meno invece, perché comunque ho continuato a ricercare altre tecniche, altri concetti, altre cose.

Finché un bel giorno di un anno e passa fa, non mi sono imbattuta in uno strano mazzo di Tarocchi, che mi ha indotto (per insicurezza) ad acquistare un altrettanto singolare libro, Trattato Pratico dei Tarocchi Magici-Divinatori, attribuito a Papus e attualmente edito dalla Rebis. Questo giusto per scoprire che in effetti il mio mazzo e quanto presentato nel libro sono due cose decisamente diverse.
Pace: con la comprensione del mazzo ho risolto.

Con quella del libro, un po' meno. Salvo prenderlo per quello che è, voglio dire.
Viene presentata in particolare una tecnica che mi ha lasciata piuttosto sbalordita: la disposizione delle carte per la lettura, venti in totale, viene eseguita in senso antiorario anche se l'intento è dichiaratamente quello della previsione del futuro. Nell'Esoterismo ogni dettaglio ha un senso molto più profondo.
E a questo punto scatta la prima domanda: trovate corretto disporre in modo antiorario carte che dovranno definire un moto orario? Oppure per voi è “una scelta come un'altra”?

Comunque, mesi fa, mi sono messa a riflettere molto seriamente sul metodo divinatorio in questione, anche con una serie di meditazioni mirate. Un'imbeccata mi arrivò in un sogno lucido, nel quale mi venne suggerito di valutare la tecnica alla luce del concetto di “Cielo Anteriore” e “Cielo Posteriore” presentato nel I'ching.
Siccome non ho limiti del tipo “tieniti per te le tecniche che sviluppi”, volevo presentarvi quanto ho messo insieme fino a questo momento – aprendomi quindi alla vostra valutazione e ai vostri suggerimenti, e cercando di dipanare quel paio di dubbi che mi restano.


Molti divinatori (o esoteristi in generale) dividono il Tempo, e di conseguenza la vita umana e gli eventi, in quattro Età e in tre Periodi.
Nel Microcosmo le Età sono l'infanzia, la giovinezza, la maturità e la vecchiaia; nel Macrocosmo sono l'inizio, l'apogeo, il declino e la caduta.
Al contrario, per quanto riguarda i Periodi, non sono nominati in modo differente a seconda di ciò cui si da attenzione, e sono il passato, il presente, il futuro.
Ovvio che c'è chi sceglie di dividere o in Età o in Periodi, ma c'è anche chi tiene conto di entrambi gli aspetti – e io in genere faccio proprio questo, in quanto le prime potrebbero non corrispondere ai secondi, e viceversa.

La base del metodo presentato nel libro della Rebis si basa proprio sulle Età e sui Periodi, e dispone le prime sette carte in senso antiorario in un ipotetico cerchio, e ne posa un'ottava al centro. Attorno ad esso, ne aggiunge in senso antiorario altre dodici che, in base al quadrante, specifichino meglio quanto esso rivela.
Sono partita a storcere il naso esattamente in questo punto: disporre le carte in senso antiorario non mi è sembrato consono, quindi ho immediatamente deciso che per me il senso sarebbe stato orario.
Poi sono arrivati i conteggi:
4 Periodi + 3 Età + 1 centrale + 12 nel cerchio = 20
E i restanti due Tarocchi? Ora, lo so che quando si utilizza un metodo di divinazione che preveda più di 5-7 carte è ora di passare ai mazzi completi, ma è anche vero che un metodo come questo, in cui è palese che ogni cosa abbia un suo “posto archetipico” si adegui bene alla lettura con i soli Ventidue Arcani maggiori, ognuno dei quali rappresenta un archetipo e si posiziona un un ruolo preciso. Contestualmente trovo la scelta accettabile, ma la avrei trovata ancor più accettabile se tutti e Ventidue gli Arcani Maggiori fossero stati in un qualche modo estratti. 20/22 mi significa poco. Ed ecco qui la seconda perplessità.

La terza ed ultima riguarda l'imbeccata ricevuta nel sogno lucido, che è attendibile e ho già letto nel modo corretto (anche perché era decisamente esplicito, come al solito, senza giri di parole o possibilità di fraintendimento).
Studiare questa tecnica alla luce del “Cielo Anteriore” e del “Cielo Posteriore”.
Siccome ho una bellissima edizione del I'Ching con prefazione di Jung, sono andata a riprendere quella per rileggermi esattamente i due concetti.
Il Cielo Anteriore o Ordinamento del Mondo Primigenio è definito come “contare ciò che trascorre si fonda sul movimento in avanti”. Si tratta dunque di un moto orario, che si espande con lo scorrere del tempo e determina gli eventi che passano. Nel Cielo Anteriore le forze agiscono come coppie di opposti.
Il Cielo Posteriore o Ordinamento del Mondo Interiore è definito come “il sapere ciò che viene si fonda sul movimento all'indietro”. È per questo un moto antiorario, all'indietro, che si piega e si contorce generando i semi del futuro. Nel Cielo Posteriore le forze simili si sostengono vicendevolmente. Questo moto è esistente, ma invisibile, e si manifesta solo filtrando attraverso il Cielo Anteriore.
Vengono inoltre specificati diversi “livelli di significato” per il Tempo che può essere:
- la situazione rappresentata nel suo insieme: alcuni elementi di uno strumento divinatorio implicano movimento, perciò il loro tempo è crescita/aumento, pazienza/vacuità, decrescita/diminuzione;
- il processo caratteristico di ogni elemento di uno strumento divinatorio
- la legge espressa da ogni elemento di uno strumento divinatorio
- la situazione simbolica espressa da ogni elemento di uno strumento divinatorio.

Alla luce di questo, a vostro parere i due Cieli sono già inclusi nell'unica lettura ordinata secondo il diagramma che ho riportato sopra? Oppure dovrebbero essere studiati attraverso due letture separare, la prima con disposizione di carte oraria e la seconda antioraria?
E se attraverso due letture separate, eseguita la prima (quale dovrebbe essere?), gli Arcani dovrebbero essere rimessi nel mazzo e questo rimescolato, oppure dovrebbero essere estratti tutti e due in sequenza ed essere quindi diversi (questo implica l'uso di un mazzo completo)?
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