IL TEMPIO DELLE OMBRE - Studio di Magia ed Esoterismo

Ninkasi, La Dea della birra sumerica

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Nisaba
view post Posted on 5/9/2015, 20:18     +2   +1   -1




Cose da uomini che prima erano da donne: produrre la birra.
Ripercorrendo la storia di questa bevanda, e di Nin.Kag (o Ninkasi), la più antica divinità della birra, viene immediato pensare a quanto e come il costume sociale sia cambiato. La birra è solo l'ultima delle “faccende da donne” che ora sono “faccende da uomini”, che si uniscono a quei piccoli grandi stravolgimenti che hanno cambiato il contesto in cui un certo alimento o gesto si inserisce, abbassandone il livello rituale e alzandone invece quello quotidiano.

Il sottotitolo del post potrebbe essere “La Dea bevereccia”, ma mi asterrò da altri commenti personali – giuro :D
L'articolo è piuttosto lungo: prendetevela con Misdrat. Io non c'entro. Io ho solo soddisfatto una richiesta. Io credo che farò finta di non sentire le vostre maledizioni... >_>

Parto dall'appunto critico: quando leggete un testo sumerico e trovate scritto “vino” o “bevanda inebriante”, nel 90% dei casi potete tranquillamente leggere “birra”. C'è la bruttissima tendenza nell'ambiente accademico a tradurre “shikaru” (birra) in modo errato, per una qualche sorta di “eleganza del testo”.

Non si sa molto di Ninkasi. Il già scarno materiale religioso sumerico non ci ha fornito raffigurazioni della Dea. Tuttavia, alcune tavolette raffiguranti donne in atto di bere birra potrebbero essere sue raffigurazioni, del tutto prive di elementi cerimoniali riconoscibili e riconducibili a questa divinità a causa del carattere popolare del suo oggetto cerimoniale (la birra, per estensione il vaso per la fermentazione e la mescita).
Sono ben sopravvissuti e diffusi un po’ in tutta l'area Mesopotamica raffigurazioni di bevitori di birra (o di divinità che ne bevono), e testi che citano la birra (sempre in positivo), fra i quali troviamo anche due inni – il primo un elogio di Ninkasi, il secondo un inno con una delle tante ricette per produrre la birra. L'ampia diffusione di questo genere di elogi e iconografia lascia ben intendere quanto popolare dovesse essere il culto di questa Dea.
È sorprendente pensare che nell'Epopea di Gilgamesh si parli di Enkidu come “non civilizzato” in quanto incapace di mangiare pane e bere birra, segno inconfutabile che la capacità di preparare e mangiare questi due elementi era associata alla civiltà. Di prepararli, ovviamente, ma appunto anche di saziarsene, perché farlo era un gesto parte del rituale quotidiano – non slegato dalla vita di tutti i giorni e parte integrante dei modi di stabilire un contatto indissolubile con il divino.
Birra quindi bevuta dagli Dei, birra come segno di civilizzazione e birra parte integrante delle cerimonie e fulcro dei momenti di festa, non solo giorni di svago, ma momenti in cui l'ordine cosmico veniva sciolto, rinnovato e ristabilito. Fra le tavolette con raffigurazioni di donne che bevono birra, la maggior parte rappresentano atti sessuali in cui è solo la donna a bere. Fra le teorie avanzate, e ancora non verificate a causa dell'assenza di didascalie al riguardo, c'è quella che vuole tali immagini raffigurazioni delle Nozze Sacre – la cui versione più antica è proprio sumerica; significativa, perché controversa, la tradizione di Ebla.

Giovane nel pantheon, ma venerata fin da epoca antica, Ninkasi compare per la prima volta nella lista delle divinità del periodo dinastico sumerico (2900-2350 a.e.v.). l'Inno a Ninkasi (1800-1900 a.e.v.) proveniente da Nippur è attualmente l'unico testo arrivato fino a noi interamente dedicato alla venerazione della Dea.
Tuttavia, per quanto riguarda la birra, le analisi chimiche su alcuni vasi provenienti da Godin Tepe, insediamento diventato famoso solo in epoca molto successiva perché situato lungo la Via della Sete, hanno dimostrato ce già nel 5000 a.e.v. veniva prodotta la birra. Se sia stata scoperta, o creata, è una domanda cui per una volta c'è una risposta chiara: scoperta, a partire dalla “degenerazione” del bappir. Il bappir è pane di orzo cotto due volte per essere meglio conservato, in origine destinato al consumo. Tuttavia, un testo ci informa di come qualcuno si accorse che il bappir lasciato riposare (fermentare) produceva una bevanda capace di dare la felicità a chi ne beveva: la birra. Da quel momento, il bappir venne destinato per lo più alla produzione della birra.
Da Ebla arrivano diverse tavolette datate 2500 a.e.v. circa, che riportano diverse ricette per la produzione di questa bevanda, e ne attestano quantità degne di nota. In questo periodo però le attività legate alla birra sono già passate anche (mai non esclusivamente) nelle mani degli uomini, che la resero un commercio fiorente e una “industria”. La poco più tarda tavoletta di Alulu proveniente da UR e datata 2050 a.e.v. attesta la consegna di birra dal birrificio di Alulu.
Riassumendo, possiamo dire che la birra aveva un uso rituale, uno medicinale e uno come bevanda diffusa – addirittura parte delle razioni di operai e soldati. Era molta l'importanza di questo alimento. Innanzitutto perché nutriente – guardate anche solo le etichette delle birre moderne: sono un concentrato di proteine e carboidrati, e vitamine. In secondo luogo perché più sicura da bere rispetto all'acqua. Infatti, mentre i canali potevano essere inquinati dai reflui cittadini, l'acqua usata per preparare la birra veniva bollita due volte e la bollitura abbatte la carica batterica (senza contare che in ambiente alcolico, i batteri hanno parecchia difficoltà a proliferare).

Ninkasi è uno dei pochi casi in Sumeria nei quali la divinità è trasposta nel suo oggetto di venerazione: Ninkasi non è solo la divinità della birra, il capo birraio di Enlil e quindi di tutti gli Dei, ma è essa stessa la birra che mesce. Il suo culto fu l'originario custode della fermentazione dell'orzo; la produzione della birra – inizialmente per uso domestico, era deputata alle donne e questa associazione alla casa rende Ninkasi anche una Dea del focolare, nonché della ristorazione e delle regole di ospitalità.
Tutto ciò che era legato alla birra, era quindi femminile: erano le donne a servirla/dispensarla. Il caso più significativo si ha nel poema di Inanna e il Dio della Saggezza, in cui Inanna fa ubriacare Enki per sottrargli i me del comando.
Il nome di Ninkasi viene tradotto come “Signora della Bocca” o “Signora che riempie la bocca [con la birra]” e in un poema Ninhursag la definisce “Colei che Sazia [i desideri]”. A prescindere dal desiderio, l'appagamento (senso si sazietà) era collegato alla bocca e il desiderio stesso era talvolta “consumato come cibo”. Altrettanto chiaro è perché sia lei la “Signora che riempie la bocca”; la birra era fatta d'orzo, prodotta solo nel caso in cui questo alimento era raccolto in abbondanza: la birra diventa quindi un segno di benessere e prosperità.
Meno scontata, invece, l'associazione di Ninkasi alla bocca, ma per questo bisogna parlare prima della sua supposta discendenza.
All'ennesima potenza rispetto a quanto accade con altre divinità, per Ninkasi non esiste chiarezza circa la sua discendenza. Alcuni testi la riportano come figlia di Enlil e Ninhursag, altri di Ninti e di Enki. Meno dubbi riguardo al fatto che sia la sorella-moglie di Siris (o Sirash), divinità minore delle bevande alcoliche, da cui ebbe 5 o 9 figli. Altre fonti indicano invece Siris come demone (più correttamente genio, in quanto in questo caso “demone” non vuole dare un'accezione negativa) di sesso femminile figlia di Ninkasi e madre di Zu, il grande uccello che sputa fuoco e acqua.
Al di là di sporadiche citazioni, l'unico punto in cui è “ben” documentata la discendenza di Ninkasi è il Poema della Vita e del Dolore (anche se credo si trovi fra i testi italiani con la traduzione di Poema di Ninhursag e del Paradiso Terrestre). In Dilmun (una terra di armonia, priva di dolore), Ninhursag, la Dea madre, generò [con Enki] tre generazioni di Dee. Enki si accoppiò con ognuna di esse, arrivando a violentare l'ultima, Uttu. Ninhursag allora tolse il seme di Enki dal grembo di Uttu e lo gettò a terra, facendo nascere così otto diverse piante da frutto. La Dea madre maledisse Enki, scacciandolo da Dilmun. Curioso di conoscere la natura e il sapore dei frutti nati dal suo seme gettato a terra, Enki inviò il consigliere (dalle due facce) Isimud per prendere quei frutti e ne mangiò nonostante il veto imposto da Ninhursag. La maledizione della Dea si abbatté quindi sul Dio, che cadde preda di malattie a malanni, che contagiarono anche Dilmun. Dietro compenso, una volpe si propose a Enki per ricondurre Ninhursag a più miti consigli. Non sappiamo come, ma la volpe riuscì nel suo intento, e Ninhursag venne ricondotta da Enki. La Dea lo fece dunque “sedere [dentro] la propria vagina” (si presume sia un modo colorito per definire un rapporto sessuale), e una ad una partorì otto divinità, correlate alle parti del corpo dolenti del Dio. Fra esse, anche Ninkasi, la bocca.
La versione trovata di questo mito risale alla prima metà del II millennio a.e.v. e giunge da Nippur, dove Ninkasi aveva uno dei suoi due tempi più importanti (l'altro era a Ur). La tavoletta, catalogata con il numero 4561, fa parte della Nippur Collection dell'Università della Pennsylvania. La prima traduzione del 1915 è fallace, quella che fa fede ed è attualmente accettata è quella di Kramer-Albright integrata con frammenti dello stesso mito provenienti dal British Museum; il testo è stato pubblicato nel 1945 nel Bulletin of the American Schools of Orient Researh, che dovrebbe essere reperibile in rete.

I due punti principali di culto sono stati Nippur e Ur, ma la venerazione di Ninkasi era soprattutto casalinga e popolare. In ogni caso, il culto ufficiale prevedeva offerte di birra, versata in vasi posti davanti a statue e altari perché la Dea se ne saziasse. (La religione sumerica, proprio come quella egizia, considerava le statue vive in senso stretto, corpi materiali in cui il Dio si “incarnava” per ascoltare i propri fedeli e presiedere al culto.)
Sappiamo inoltre che a Mari (anticamente nella Mesopotamia settentrionale, ora in Siria), i sacerdoti utilizzavano la birra per produrre stati di estasi e profetizzare. Pur essendo collaterale e non centrale, non è dunque esclusa la natura oracolare del culto di Ninkasi.
 
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Misdrat
view post Posted on 5/9/2015, 20:50     +1   -1




Nisaba sei fantastica! grazie di cuore :wub: :wub: :wub:
 
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Polydeúkes
view post Posted on 6/9/2015, 15:51     +1   -1




Come al solito, Nisaba, ci illumini. :)
 
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2 replies since 5/9/2015, 20:18   140 views
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