CITAZIONE ([laio] @ 27/1/2011, 12:52)
@Poly:
i tuoi post mi fanno sempre riflettere un sacco ...
ora mi ricollego ad un mio vecchio topic che in questi giorni è tornato vivace grazie a diversi interventi: quello sugli obiettivi. in quel topic quasi tutti hanno detto che è inutile avere obiettivi ma è meglio muoversi secondo il proprio istinto.
lo dico perché questa tua descrizione del nome e del sigillo personale è posta come una presa di intenti quindi in un certo senso la nascita di un obiettivo seppur ampio. sbaglio?
Non sbagli. E' comunque vero che è difficile che si faccia qualcosa senza un obiettivo, anche di massimo sistema. Conoscenza, consapevolezza, potere, accrescimento, fascino. Il grande cruccio è conoscere il limite degli obiettivi stessi. In un certo senso, adotterei una soluzione più salomonica tra "obiettivo razionale" ed "Istinto". Se si è per così dire accecati dai propri obiettivi, è difficile vedere il resto. Come in ogni arte le tecniche insegnano, ma l'artista ha il genio, la mano, l'istinto che agisce! In quest'ottica, è giusto avere obiettivi razionali, allo stesso tempo, è quasi impossibile ottenere qualcosa senza la fatica precedente ed i fallimenti, e le riconoscibili piccole vittorie che danno il senso ad un percorso. L'obiettivo è importante, poiché ci porta ad altri obiettivi, magari perdendo di senso o di importanza. Ma gli obiettivi sono proposte dell'istinto scremati dalla ratio. Dobbiamo essere scevri dall'idea che vogliamo di noi stessi, e capire allo stesso tempo come essere noi stessi al meglio che possiamo, poiché volenti o nolenti, ciò che siamo è ciò che saremo, solo in un modo diverso.
E' altrettanto vero che il puro istitnto ci porta ad arrivare a tutto, l'Es vuole e basta, l'es desidera e brama, non conosce pazienza, temperanza, razionalità o ingegno. Ma solo foga, fame, egoismo e sopravivenza. E il puro istinto non porta a niente. E' animale. Un potenziale tutto è un effettivo nulla.
Il resto, ti assicuro, si screma da solo. Tutti coloro che sono accecati da un obiettivo ne restano spesso abbacinati prima di giungervi, o si scoraggiano, credendo che un percorso di delicato equilibrio studio e pratica possa essere trasformato in un bibidibobidibuh, pagandone gli effetti.
Nella mia idea generale, nessuna delle due ha definizione fissa, e forse istinto e obiettivi sono la stessa cosa, poiché i primi decidono i secondi ed i secondi trasformano ed educano i primi. Un po' come l'acqua, prende la forma del contenitore ma rimane pur sempre acqua (esempio scontato ma calzante), il relativismo assoluto va educato, e sarà lui a dirci come.
Questo è il mio personalissimo pensiero, anche un po' più prolisso del dovuto XD.
CITAZIONE ([laio] @ 27/1/2011, 12:52)
poi mi chiedevo anche in base a quanto detto; se il proprio percorso spirituale porta ad una certa crescita non è normale che ad un certo punto si senta il bisogno di cambiare tale sigillo e nome? un po' come un obiettivo raggiunto o divenuto superfluo verrebbe sostituito da uno più stimolante?
Certo, è assolutamente vero dal mio punto di vista. E se non ci si riconosce più in questi, perché non cambiare nome? E' ovvio che c'è anche qui un termine di critica, se cambi nome ogni anno, mi sembra ovvio che stai definendo qualcosa che ancora non ti è troppo chiaro. O meglio stai definendo in modo troppo istantaneo te stesso, creando una gerarchia autoctona e autonoma, per te stesso. Non è un percorso individuale, è un capriccio ogni volta che cambi. Idem dicasi per il sigillo, in una vita due o tre volte sono abbastanza, ma dev'essere un cambiamento inclusivo e non esclusivo, cioè deve comprendere in coscienza ciò che siamo stati e non dare un taglio netto al passato. Un nuovo inizio che sa guardare indietro riconoscendosi.