IL TEMPIO DELLE OMBRE - Studio di Magia ed Esoterismo

"Sigillare" se stessi., Definire il pensiero e riconoscersi

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Polydeukes
view post Posted on 26/1/2011, 21:36     +1   -1




Dal momento in cui iniziamo a praticare l'Arte, iniziamo un percorso prima di tutto, di conoscenza di noi stessi, attraverso lo studio e le pratiche e segnamo un nuovo inizio. Questo inizio, viene poi sugellato da un atto battesimale di catarsi, nell'intenzione di creare un nuovo sé da una base di partenza spuria e spogliata dal bagaglio del desiderio indotto, arrivando poi, attraverso il cammino, ad una versione di noi stessi più vera. Qui arriva la scelta del proprio nome.
Sembrerà semplicistico da un certo punto di vista, ma in quel nome noi riconosciamo quello che siamo e quello in cui crediamo, ed è il suono o il lemma che vogliamo negli altri possa suscitare l'idea di noi. E' un passo molto importante poiché è la prima scelta fatta nel nostro cammino "mistico" e tenuta per noi stessi o per pochi altri, come un luogo di inaccessibile, nel quale noi stessi dichiariamo al mondo che abbiamo accettato e che stiamo cercando di capire chi siamo e cosa vogliamo (ad esempio, nell'evocazione ci presentiamo col "nome da magista"). Una nuova identità non esclude la "vecchia" ma la include e ne espande il senso, come un valore aggiunto alla nostra identità ed esperienza.
Nell'esistenza umana dare un nome a qualcosa significa "possederla" in qualche modo, poiché il nome è ciò che identifica. E noi con un nuovo nome, accettiamo e possediamo noi stessi, forse più di prima, forse solo in modo differente.
Il nostro nome segreto, dunque, è una ricerca.
Ma può esserci un passo successivo.
Riconoscere la natura divina dell'essere umano (nel senso di spirito vitale e intelligenza senziente, non di anima o corpo animale, che è un discorso più legato al proprio credo o percorso e non voglio discuterne qui) è importante, come riconoscerne i limiti. Importante e utile, come secondo passo è creare un sigillo di se stessi. "Perché?" Vi chiederete. Se il nome dichiara un'identità, un sigillo, dichiara l'idea. Io sono prima che il mio nome mi definisca, prima che la mia mente elabori: io sono a prescindere, se esisto io sono e basta, prima di tutto. Con il sigillo noi definiamo il "cerchio" di un percorso spirituale, che ci riporta sempre sugli stessi punti ma con occhi differenti, fino all'epifania (vi prego nessuna battuta sul 6 gennaio) o illuminazione. Il sigillo non definisce solo più chi sono, ma è una dichiarazione d'intenti ben più archetipici, che dal punto di vista meramente filosofico, mi può portare a paragonarmi al pensiero-intelligenza (ad esempio demoni in senso lato) a ciò che io sono nella mia vibrazione prima esulando dalla definizione di "nome" e riportando alla luce, il nostro essere primordiale, come un portale di passaggio tra il mondo del volere e quello della Vera Volontà.
Quindi, quando vi sentite pronti, scegliete il vostro sigillo, inventatevelo, spandete creatività, usate il vostro nome segreto, utilizzzate i simboli che fanno parte di voi e attivatelo, fate in modo che questo sia impronta e firma di ogni vostra azione, fatelo origine e tramite della vostra volontà. Come il nome, deve rimanere segreto, poiché potrebbe diventare un grande punto di vulnerabilità all'azione di altri.
 
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Beroon.
view post Posted on 27/1/2011, 08:56     +1   -1




Gazie per questo post Poly.
Giusto qualche giorno fa abbiamo creato un sigillo io e Lupus, appositamente per la congrega.
Devo dire che entrambi abbiamo subito notato i suoi effetti benefici.


 
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[laio]
view post Posted on 27/1/2011, 12:52     +1   -1




quel sigillo è strepitoso Beroon!!!

@Poly:
i tuoi post mi fanno sempre riflettere un sacco ...
ora mi ricollego ad un mio vecchio topic che in questi giorni è tornato vivace grazie a diversi interventi: quello sugli obiettivi. in quel topic quasi tutti hanno detto che è inutile avere obiettivi ma è meglio muoversi secondo il proprio istinto.
lo dico perché questa tua descrizione del nome e del sigillo personale è posta come una presa di intenti quindi in un certo senso la nascita di un obiettivo seppur ampio. sbaglio?
poi mi chiedevo anche in base a quanto detto; se il proprio percorso spirituale porta ad una certa crescita non è normale che ad un certo punto si senta il bisogno di cambiare tale sigillo e nome? un po' come un obiettivo raggiunto o divenuto superfluo verrebbe sostituito da uno più stimolante?
 
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Polydeukes
view post Posted on 27/1/2011, 21:05     +1   -1




CITAZIONE ([laio] @ 27/1/2011, 12:52) 
@Poly:
i tuoi post mi fanno sempre riflettere un sacco ...
ora mi ricollego ad un mio vecchio topic che in questi giorni è tornato vivace grazie a diversi interventi: quello sugli obiettivi. in quel topic quasi tutti hanno detto che è inutile avere obiettivi ma è meglio muoversi secondo il proprio istinto.
lo dico perché questa tua descrizione del nome e del sigillo personale è posta come una presa di intenti quindi in un certo senso la nascita di un obiettivo seppur ampio. sbaglio?

Non sbagli. E' comunque vero che è difficile che si faccia qualcosa senza un obiettivo, anche di massimo sistema. Conoscenza, consapevolezza, potere, accrescimento, fascino. Il grande cruccio è conoscere il limite degli obiettivi stessi. In un certo senso, adotterei una soluzione più salomonica tra "obiettivo razionale" ed "Istinto". Se si è per così dire accecati dai propri obiettivi, è difficile vedere il resto. Come in ogni arte le tecniche insegnano, ma l'artista ha il genio, la mano, l'istinto che agisce! In quest'ottica, è giusto avere obiettivi razionali, allo stesso tempo, è quasi impossibile ottenere qualcosa senza la fatica precedente ed i fallimenti, e le riconoscibili piccole vittorie che danno il senso ad un percorso. L'obiettivo è importante, poiché ci porta ad altri obiettivi, magari perdendo di senso o di importanza. Ma gli obiettivi sono proposte dell'istinto scremati dalla ratio. Dobbiamo essere scevri dall'idea che vogliamo di noi stessi, e capire allo stesso tempo come essere noi stessi al meglio che possiamo, poiché volenti o nolenti, ciò che siamo è ciò che saremo, solo in un modo diverso.
E' altrettanto vero che il puro istitnto ci porta ad arrivare a tutto, l'Es vuole e basta, l'es desidera e brama, non conosce pazienza, temperanza, razionalità o ingegno. Ma solo foga, fame, egoismo e sopravivenza. E il puro istinto non porta a niente. E' animale. Un potenziale tutto è un effettivo nulla.
Il resto, ti assicuro, si screma da solo. Tutti coloro che sono accecati da un obiettivo ne restano spesso abbacinati prima di giungervi, o si scoraggiano, credendo che un percorso di delicato equilibrio studio e pratica possa essere trasformato in un bibidibobidibuh, pagandone gli effetti.
Nella mia idea generale, nessuna delle due ha definizione fissa, e forse istinto e obiettivi sono la stessa cosa, poiché i primi decidono i secondi ed i secondi trasformano ed educano i primi. Un po' come l'acqua, prende la forma del contenitore ma rimane pur sempre acqua (esempio scontato ma calzante), il relativismo assoluto va educato, e sarà lui a dirci come.
Questo è il mio personalissimo pensiero, anche un po' più prolisso del dovuto XD.


CITAZIONE ([laio] @ 27/1/2011, 12:52) 
poi mi chiedevo anche in base a quanto detto; se il proprio percorso spirituale porta ad una certa crescita non è normale che ad un certo punto si senta il bisogno di cambiare tale sigillo e nome? un po' come un obiettivo raggiunto o divenuto superfluo verrebbe sostituito da uno più stimolante?

Certo, è assolutamente vero dal mio punto di vista. E se non ci si riconosce più in questi, perché non cambiare nome? E' ovvio che c'è anche qui un termine di critica, se cambi nome ogni anno, mi sembra ovvio che stai definendo qualcosa che ancora non ti è troppo chiaro. O meglio stai definendo in modo troppo istantaneo te stesso, creando una gerarchia autoctona e autonoma, per te stesso. Non è un percorso individuale, è un capriccio ogni volta che cambi. Idem dicasi per il sigillo, in una vita due o tre volte sono abbastanza, ma dev'essere un cambiamento inclusivo e non esclusivo, cioè deve comprendere in coscienza ciò che siamo stati e non dare un taglio netto al passato. Un nuovo inizio che sa guardare indietro riconoscendosi.
 
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[laio]
view post Posted on 27/1/2011, 21:40     +1   -1




perfetto e chiarissimo! grazie! ^_^
signor giudice ... signori della corte ... io ho concluso. a voi il teste ... -_-
 
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Beroon.
view post Posted on 28/1/2011, 09:09     +1   -1




CITAZIONE (Polydeukes @ 27/1/2011, 21:05) 
Ma gli obiettivi sono proposte dell'istinto scremati dalla ratio.

:) e già Poly..fai sempre riflettere molto.

Però credo che solo le persone "libere" abbiano, o seguano, obiettivi proposti dall' istinto.
La maggior parte delle persone segue la ratio altrui.
 
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[laio]
view post Posted on 28/1/2011, 11:38     +1   -1




bella questa Beroon!
ogni riferimento ai cattolici è puramente causale immagino! ... oooops volevo dire casuale ... :P
 
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Beroon.
view post Posted on 28/1/2011, 17:10     +1   -1




Sinceramente non ci avevo nemmeno pensato ai cattolici... almeno sta volta no.. :shifty:
 
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Polydeukes
view post Posted on 28/1/2011, 19:57     +1   -1




CITAZIONE (Beroon. @ 28/1/2011, 09:09) 
Però credo che solo le persone "libere" abbiano, o seguano, obiettivi proposti dall' istinto.
La maggior parte delle persone segue la ratio altrui.

OT
Nessun pensiero è originale. Se la scelta di seguire la ratio altrui è consapevole e accettata con spirito, ben venga. Non credo sia nostro compito né giudicare, né imperare sulle scelte altrui. In molte parti del mondo, scegliere qualcosa, non è proprio una "scelta". Fino a che si attiene allo spirituale, allora, ognuno deve essere libero di decidere, persino di annichilirsi nel pensiero altrui. E' l'agire che fa la differenza, se scegli di credere a determnati dogmi, è affar tuo, l'importante è evitare di "moralizzare" gli altri.
Un allievo che si fa guidare dal maestro, non è forse un seguace che sceglie di percorrere obiettivi già segnati dal prorpio insegnante? Accetta verità principalmente ineffabili, dimostrabili solo con la fede inizialmente? Qual'è la differenza tra un cattolico ortodosso, un musulmano sunnita, un fervido seguace hindù e un wiccan? Nessuna! Credono ad insegnamenti e dogmi mitologici, insegnati loro da maestri che hanno trovato (per educazione o per scelta) la loro strada e hanno educato il dubbio con la ragione e la fede.
"Io credo nel potere dell'uomo", è poco differente da "io credo nel potere di dio", poiché dal momento che viene stabilita una dottrina, ci affidiamo a maestri che hanno scritto quella dottrina.
Io non sto dicendo che è tutto uguale, ma in molti punti la relazione tra l'uomo e il suo credo è simile e trasversale
L'unica cosa che fa la differenza è una mente cosciente e consapevole.
Tutti cerchiamo un luogo di pace in noi stessi, qualcuno lo trova a suo modo, altri non lo trovano mai, altri lo trovano nell'apostasia. Non esistono menti migliori, esistono solo atti migliori. Questo è un concetto che amo esprimere spesso.
 
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LaDonnaAntica
view post Posted on 28/1/2011, 20:41     +1   -1




leggo questo topic ed ho un deja vù, e non cade mai niente per caso visto che sto facendo una cerca in questo senso un simbolo che mi rappresenti....grazie per l'ispirazione
 
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.clover.
view post Posted on 16/2/2011, 15:44     +1   -1




Il Nome è l'atto col quale dichiariamo di essere al mondo e quindi esistere.
Ma soprattutto il nome è il legame che ci permette di dire chi siamo (e quindi farci riconoscere) agli altri.
Per questo è importante scegliere con attenzione il proprio Nome. Perchè in esso si racchiude il principio vitale del proprio percorso.
Non è un caso se in alcune favole, per distruggere il "cattivo" di turno, occorreva chiamarlo per nome. Chiamare equivale a conoscere e quindi a prenderne possesso.
Ed è anche per questo che di solito il proprio Nome deve rimanere segreto.

Che argomento interessante quello aperto da Polydeukes e Beroon!
La libertà a mio avviso è una specie di concetto contenitore. E' una meta inacessibile nel suo senso più puro ma esiste per darci una dimesione di lettura fra l'essere libero e non libero.
Immaginate in sostanza una linea orizzontale: il punto A è la prigionia, il punto B la libertà.
Noi ci spostiamo nel mezzo perchè nessun uomo è veramente libero o veramente prigioniero ma si muove da una parte e dall'altra.
Per cui istinto e ragione si mescolano a seconda della situazione, dell'età, del sesso, della religione, della società e di tutta quella serie di compromessi che l'uomo ha creato nel corso del secoli.
Persino "voler pensare liberamente" è una specie di schiavitù, è una forma di asservimento ad un ideale che a volte può portare a sbagliare o a non vedere davvero le cose come stanno.
Pensare equivale a dividere il mondo in opinioni di qualunque genere esse siano. Se io sono cattolico seguirò la strada che ho scelto con impegno e coerenza e sono allo stesso livello di chi si impegna con il medesimo rispetto e coerenza sulla via del buddismo, dell'ascetismo, della filosofia, dello gnosticismo ecc ecc.
Ma saremo tutti sicuramente e comunque "non liberi" perchè i nostri schemi di pensiero sono redatti dal tipo di strada che abbiamo scelto.
Il nulla è completa e assoluta libertà!

Ovviamente questa è una speculazione. E' chiaro che esiste un tipo di libertà "molto più pratica" e legata ai problemi politici e sociali, economici e religiosi ma anche banalmente scolastici o lavorativi. A volte non si ha la libertà neanche di guardare il cielo e sperare in meglio... ma spesso le catene peggiori sono quelle imposte da noi stessi.
Solo che solamente questo genere di persone può poi davvero comprendere e sentire la libertà!
 
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10 replies since 26/1/2011, 21:36   230 views
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