No ok, aspetta, mi sto perdendo... Carroll è Chaos Magick e su questo siamo indubbiamente concordi, ma cosa c'entra la Chaos Magik con il Bhagavad Ghita? O meglio, con quel passo del Bhagavad Ghita. La Chaos Magik prende i paradigmi e verifica se sono globali. Se lo sono, li mantiene, se non lo sono li skippa e/o applica a seconda del contesto e dell'ambito operativo. Il paradigma dell'Assoluto è relativo, soprattutto quando si parla di Paramatman...
Inoltre, ma questo è un parere squisitamente personale, non penso si possano decontestualizzare citazioni alle dottrine orientali per immergerle in un contesto strettamente occidentale come la Chaos Magik: il rischio è quello di traviare il concetto originario orientale per piegarlo in modo comodo a un contesto occidentale, come d'altra parte ha fatto l'Esoterismo Occidentale dalla Bl(e)avatsky in poi.
Comunque specifico prima che lo si consideri un richiamo di moderazione, cosa che non è: quando parlo di decontestualizzazione, intendo del significato, non l'OT rispetto al post iniziale su Carroll e i Cinque Livelli di Attività Magica.
CITAZIONE
Ci sarebbe anche da discutere sulla definizione di "illuminazione".
Come ho scritto, ogni sadhana (del Sanatana Dharma, o del Buddhismo, o dello Jainismo, ecc) ha la propria visione del concetto di Illuminazione, tuttavia molte cose restano comuni.
CITAZIONE
Sono sicuramente più limitata di un'intera tradizione che vede anche oltre quest'ultima, tuttavia trovo il concetto stesso eccessivamente circoscritto, per la religione buddhista; lo identificherei, piuttosto, nella citazione di cui sopra.
Quindi sì, non credo all'esistenza di maestri illuminati. Trovo che durante la vita ci siano momenti in cui abbiamo dei flash del "tutto"; brevi e passeggeri (come le gioie
), ma dal mio punto di vista è difficile raggiungere quello stadio essendo pienamente coscienti.
Dei, definire "circoscritto" il concetto di Illuminazione per la religione buddhista mi pare davvero fuori luogo. Innanzitutto perché ogni lignaggio buddhista dà una diversa declinazione e particolarizzazione al concetto. Soprattutto, in generale il Buddhismo punta a conseguire l'illuminazione nel veicolo corporeo presente e nella vita presente, da qui il concetto del Buddhismo Zen di conseguire l'illuminazione "qui e ora". Al di là del Buddhismo Vajrayana, che so che marca moltissimo l'importanza di illuminarsi ora (e poi ci spendo due parole sul perché), non mi risultano esistano lignaggi buddhisti che asseriscano che la Bodhi si consegua soltanto nel momento della morte.
Anche perché, a conti fatti, sarebbe assurdo pensare che la morte possa concedere la Bodhi/Moksha (unisco il discorso con l'Induismo, perché alla fine è un concetto comune): un'anima non illuminata non è illuminata sia in vita che nella morte; un'anima illuminata è illuminata sia in vita che nella morte: quando un'anima si illumina raggiungendo la Moksha, trascende il ciclo delle reincarnazioni, pertanto quando muore... non muore nel senso in cui si intende normalmente il trapasso, ma se in vita non facesse esperienza dell'illuminazione, non potrebbe compensare l'esperienza dell'illuminazione da morta, pertanto persevererebbe nel dualismo e nella Maya, quindi non sarebbe illuminata né da viva, né da morta. La Maya è un tessuto che imprigiona non solo l'esperienza corporea, ma anche l'esperienza spirituale dei tre mondi: fisico, passato, mentale.
Infine, una domanda: se una sadhana è una via spirituale che porta chi la pratica all'Illuminazione, essa stessa è veicolo di Illuminazione, che porta dall'esperienza ego-centrizzata, all'Assoluto (evito di perdermi in dettagli sui gradi dell'Assoluto e cavoli vari, che tanto è inutile). Come pensi potrebbe essere insegnata, mantenuta e trasmessa da un non-illuminato? Se io non ho raggiunto la Moksha, e quindi se non sono unito all'Assoluto, e quindi non sono un maestro illuminato, come faccio a spiegare a qualcuno come arrivare in cima? Ricordiamoci che parliamo di una sadhana: la via spirituale
deve essere percorsa e provata, non solo studiata e blaterata.
Ci spendo due parole.
Per chi ci segue e non lo sa, lo sokushinbutsu è una tipologia di rituale buddhista in cui il monaco, con privazioni crescenti, porta il suo corpo ad automummificarsi.
Faccio un attimo debunking su questa cosa. Nel Buddhismo Vajrayana e Mahayana, quando si parla di sokushinbutsu e illuminazione, l'equazione non è sempre automatica. Lo sokushinbutsu può eventualmente essere indice di raggiungimento della Bodhi, ma non necessariamente. E, in ogni caso, a permettere di conseguire la Bodhi non è la tecnica che va a buon fine lasciando il corpo mummificato, ma l'esecuzione delle privazioni e dei rituali ad essa connessi.