Giusto! Anche se personalmente preferisco non antropomorfizzare la dualità “primaria” in divinità, ne come concetto di bene o male, piuttosto come espansione ed implosione, in questo senso mi sento più vicino a Crowley “lo spazio infinito è la dea Nuit, mentre il punto infinitamente piccolo, eppure onnipresente, è chiamato Hadit” (Magick). Possiamo percepire il duale in modo archetipo, come la forza di sistole e diastole, forte e debole, e così via. Questa è l'essenza divina che è in tutte le cose, essa si esprime nei sette costruttori, sette raggi, o sette principi ermetici (formati appunto da un contrasto, anche il principio di mentalismo dove il tutto è niente). Quindi lo Spirito che tutto permea, la completezza assoluta (il 9), si esprime nella dualità (2) e nei 7 raggi, questa “composizione” è causa dei 72. Quindi in ognuno di noi è presente, in diverse proporzioni, ognuno di questi principi, che vanno sempre più “componendosi” in altre forme, questa è Kabbalah, seguendo un preciso progetto ghemmatrico. Più si “sale” verso lo Spirito e più le forme si riducono fino all'archetipo originale, la dualità, e viceversa fino al Chaos. Questo assioma “astrale” ha il suo corrispettivo materiale, il Big Bang, come sopra così sotto.
Dunque non è un discorso di vizi e virtù, in quanto l'egoismo è implosione e l'altruismo espansione, è l'uomo che ne giudica un carattere di bene e male.
Spero di non averti complicato il concetto ora